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sabato 9 giugno 2012

Scampia, corsi di judo anti-bulli la palestra di vita dei Maddalo


Ciao a tutti..penso che valesse la pena riprendere questo bellissimo articolo pubblicato qualche giorno fa su "La Repubblica"

Un'oasi di legalità nel cuore delle Vele: "Con le regole dello sport, insegniamo ai bambini come ridicolizzare i violenti" 


 
Il linguaggio è quello dei clan. Parole dirette e ordini precisi. All'ingresso della palestra di judo Maddaloni, a duecento metri dalle Vele, nel cuore di Scampia, quartiere tristemente simbolo di Napoli, una targa riporta "I codici comportamentali del clan Maddaloni": fedeltà, coraggio, umiltà, altruismo (anche se la "l" è stata cancellata) temperanza, rispetto degli altri, non rubare, rispettare la palestra, aiutare i deboli. A gestire la palestra è Gianni Maddaloni, il maestro e il padre dei campioni: Pino, oro a Sydney nel 2000 e oggi tecnico della nazionale; Laura, 13 volte campionessa d'Italia e moglie di Clemente Russo; Marco, due volte campione europeo; la piccola Serena, 7 anni, cintura marrone e Braiz, otto anni, originario della Costa d'Avorio e adottato da Maddaloni senior. 

Proprio lo scorso fine settimana due ragazzi di Scampia hanno conquistato il podio del campionato nazionale di judo: Mario Petrosino, 55 chili, chiamato "il giaguaro" è diventato campione d'Italia e Gennaro Cangiano, 81 chili, ha conquistato la medaglia d'argento.
E domani mattina, il maestro Maddaloni chiude dopo sei mesi di lezione, anche i corsi di judo-antibullismo per la prima e la seconda elementare della "Eugenio Montale". Ci sarà una vera e propria cerimonia. "Abbiamo insegnato 
ai bimbi le regole attraverso lo sport - spiega Maddaloni - Con delle scenette ginniche abbiamo ridicolizzato e ridimensionato la figura del boss e del bullo". 

Ed ecco che i comandamenti sono quelli del clan, ma sono solo un mezzo per arrivare all'obiettivo opposto: le regole. E in mezzo c'è lo sport. Uno che in palestra chiama Giovanni Maddaloni "papà" è Mamaud Konè, 25 anni del Mali, arrivato a Lampedusa e poi trasferito come rifugiato di guerra, con altri 29 connazionali, all'hotel Hobbit a Scampia. "Sono in Italia da otto mesi e cinque giorni - dice preciso Konè, un metro e novanta per 83 chili e un fisico scolpito - sono scappato dalla guerra. Mia madre e mio padre sono stati ammazzati, a casa ci sono ancora mio fratello e mia sorella. In Mali io ero un atleta di kung-fu. Ora non ho una casa, non ho un presente, ma voglio trovare il mio futuro e il mio futuro sarà allenarmi per le Olimpiadi di Rio de Janeiro". E nella palestra di Maddaloni, tra statuine della madonna e di Padre Pio, calcio balilla e ritagli di giornale, in tanti sognano le olimpiadi. "Io sono incazzato - dice Giovanni Guzzo, 33 anni - Io sono così incazzato che vengo in palestra ogni giorno e rimango sul tappeto finché il maestro non mi caccia via, perché io non voglio, io devo arrivare alle Olimpiadi di Rio". Giovanni è cieco per colpa del morbillo da quando aveva 6 anni. Il suo obiettivo sono i Giochi Paralimpici del 2016. 

In palestra ci sono le mamme che fanno ginnastica e i più piccoli che si cimentano con i corsi preparatori di judo. C'è il piccolo Ciro Sarnelli, figlio di Antonio, sei volte campione d'Italia che oggi fa il macellaio a Scampia e Michele, ragazzo sordomuto, che vive nelle Vele rosse, quelle dello spaccio pesante. C'è Buba che viene dal Gambia. Ci sono i ragazzi dell'area penale dei Colli Aminei e c'è Gennaro Cangiano, dei Sette Palazzi (altra zona di spaccio) campione italiano 2011 per i kg 81. "Io apro e chiudo la palestra - dice Cangiano - la passione e questo posto sono la mia salvezza". Stesse parole di Pino Maddaloni, per telefono, in trasferta con la nazionale, ma che appena può torna ad allenare i campioni di Scampia: "Qui il linguaggio deve essere quello della strada, ma le regole quelle dello sport, uno sport che a me ha salvato la vita. quando ero ragazzo mi allenavo e andavo bene a scuola e sono fiero oggi di essere un poliziotto oltre che un campione". "Io credo che il vero campione è colui capace di sognare", ripete Gianni Maddaloni, 55 anni per 80 chili. E così nella palestra del clan Maddaloni, che tutti i giorni dalle 17 alle 19 è centro sociale per casalinghe e bambini e dalle 19.30 alle 22 diventa campo di allenamento per i futuri campioni, i sogni diventano l'antidoto alla crisi, alla criminalità, al degrado sociale. 

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